Eurostat, l’agenzia di statistiche della Ue è il primo grande ente statistico che analizza il patrimonio costruito dal punto di vista del “vuoto”. In uno studio appena ultimato definisce quantità e qualità del patrimonio residenziale che risulta sfitto o sottoutilizzato. Ne racconta Enrico Franceschini su La Repubblica del 12 dicembre 2015 con l’articolo Europa, record di case sfitte e una su tre è abitata da single (di cui si riporta anche l’immagine collegata all’articolo).
Si evidenza così come “molti alloggi sono disabitati, molti europei vivono soli, la maggioranza delle case ha più di settant’anni e forse bisogno di un restauro” e ancora “un’abitazione su sei, in Europa, è disabitata. Il record va al Sud: spesso sono alloggi per le vacanze”. Una ricerca che segna certamente un’inversione di tendenza nei riguardi del tema degli spazi vuoti, ma che al tempo stesso segna il ritardo di politiche organiche che puntino più decisamente ad un mix di interventi tra rigenerazione, rammendo e agopuntura con sempre maggior attenzione alla dimensione sociale dei problemi. E’ davvero tempo di riformare l’urbanistica alla radice, probabilmente ricomprendendo anche il suggerimento del libro “Contro l’Urbanistica” di Franco La Cecla quando rivendica l’urgenza di una “valutazione di impatto sociale” (Vis) delle pianificazioni urbane, raccomandata dalla Commissione Europea ma molto di là da venire in Italia.
Roberto Tognetti