In paese cisono ottocento appartamenti sfitti: il patto territorialeper le aree colpite da calamità naturali prevede agevolazioni fiscali e fissa un tetto ai canoni.
Anche a San Bonifacio il pro- blema della casa preoccupa molto amministratori e cittadini. Come affermano il sin-daco Giampaolo Provoli e l’assessore ai servizi sociali Fabio Merlo, stride il fatto che centinaia di appartamen-ti rimangano chiusi mentre moltissime famiglie non riescono a trovare casa. Una svolta decisiva per individuare la soluzione del problema, apparentemente incomprensibile, è arrivata in questi giorni, coordinata dal Comune. Si chiama Accordo territoriale per canone concordato.
«Si tratta», spiega il sindaco, «dell’accordo intervenuto tra i sindacati rappresentanti dei piccoli proprietari (Uppi e Ape), cioè di chi non ha grandi proprietà immobiliari e dà in affitto questa sua proprietà, e i rappresentanti degli inquilini (Sunia, Sicet e Uniat) che cercano un affitto il più conveniente possibile».
«Il problema», prosegue Provoli, «è innanzitutto fiscale e riguarda la tassazione individuale delle due parti: proprietario e inquilino. Quest’anno in particolar modo ci sono delle novità, che portano ad avere una riduzione delle tasse per ambedue le parti: una forte agevolazione che viene ad essere suggellata se i proprietari di casa e l’inquilino aderiscono al cosiddetto affitto a canone concordato, cioè calmierato e quindi a prezzo più basso».
Si tratta di un canone che è stato concordato tra i rappresentanti delle dueparti, i quali valutando la natura del paese e guardando a quella che è la situazione del problema casa, con relativa problematica degli sfratti e del mercato immobiliare locale, fanno appunto un accordo territoriale individuando il valore massimo di un appartamento, al metro quadro, distinguendo due zone: la zona centrale del paese e quella delle frazioni, stabilendo un minimo e un massimo per quel che riguarda il valore, al metro quadro, di un possibile affitto. Aggiunge il sindaco: «Il contratto si sviluppa in un 3 più 2, (che significa che il contratto di affitto deve avere non più la formula del 4 più 4, cioè 4 anni di affitto più 4 tacitamente rinnovabili,ma diventa 3 più 2). Inoltre un affitto secondo questi patti porta delle agevolazioni fiscali di varia natura: la prima, ed è la novità di quest’anno, decisa dal governo, stabilisce che per l’Imu sulle case che hanno un affitto a prezzo concordato ci sia un 25 per cento di risparmio, un’agevolazione notevole quindi. La seconda agevolazione vale anche per l’inquilino in affitto, che in base al proprio reddito può detrarsi, sul 730, da 300 a 900 euro e quindi praticamente riesce a risparmiare una o due mensilità di affitto, quindi con un risparmio di oltre il 10-15 per cento». Il sindaco poi fa notare che l’altro elemento forte, per il proprietario, «è legato alla cosiddetta tassazione sulla proprietà: questo contratto porta per sua natura alla cedolare secca, che stabilisce che in base al contratto d’affitto il proprietario paga il 21 per cento secco; con questo canone concordatario, nei paesi ad alta densità abitativa come San Bonifacio, la riduzione è del 50 per cento, cioè il proprietario pagherebbe in pratica il 10 per cento. Esempio: 500 euro al mese per un appartamento significa un canone di seimila euro: di tasse ci sarebbe un risparmio di circa 600 euro e inoltre si pagherebbe l’Imu ridotta del 25 per cento. Ciò evidentemente favorisce una maggiore possibilità di mettere sul mercato case, perché da parte dei proprietari c’è sicuramente una convenienza maggiore per quanto concerne le tasse: Si cerca così di rimettere in moto il mercato degli affitti».
Ora anche San Bonifacio si è dotato dell’accordo territoriale per gli affitti calmierati, firmato il 27 giugno tra i sindacati rappresentanti degli inquilini e quelli dei piccoli proprietari. La giunta municipale ne ha preso atto e il documento ora ha anche la firma del sindaco come presa d’atto dell’avvenuto accordo.